domenica 24 novembre 2013

La leucemia ha le ore contate?


Scienziati australiani sostengono di aver scoperto una innovativa tecnica per il trattamento delle forme più aggressive di leucemia. La leucemia può essere finalmente sconfitta? Lo studio
Nonostante i grandi progressi della ricerca e i successi in medicina, la leucemia è ancora una malattia in cerca di una cura definitiva. Proprio per questo, gli scienziati sono sempre al lavoro per trovare nuove efficaci cure e offrire una speranza a tutti i malati.
E, una speranza, pare arrivare dalla lontana Australia, dove un team di ricercatori del Peter MacCallum Cancer Centre di Melbourne avrebbero trovato un nuovo approccio – che hanno soprannominato “a doppia canna” – che può portare alla sopravvivenza nel lungo termine dei pazienti affetti da questo tipo di cancro del sangue, in particolare nelle forme più aggressive.
Dietro a queste forme di cancro, spiegano i ricercatori, c’è un enzima mutante chiamato “JAK2” che alimenta una forma particolarmente virulenta della malattia e che si è dimostrato resistente alle terapie
«Non solo queste crescono molto velocemente e diffondono i tumori più rapidamente, ma sono spesso refrattarie alle chemioterapie standard – dichiara il dottor Ricky Johnstone – Queste forme sono molto difficili da trattare a causa della velocità con cui si diffondono ma, in aggiunta, non possono essere trattate con la chemioterapia comune».

Il nuovo tipo di trattamento è stato testato in un studio pubblicato sulla rivista Cell Reports e condotto su modello animale, dove il dottor Johnstone, insieme alla dott.ssa Michaela Waibel e colleghi hanno un trattamento del cancro del sangue esistente con un nuovo farmaco per attaccare l’attività cancerogena della proteina JAK2 in due punti ottenendo ottimi risultati:  il metodo si è infatti dimostrato efficace nel curare totalmente questa forma di leucemia. 
«Se pensiamo a una cellula tumorale come a un albero, e se pensiamo che questa proteina JAK2 è l’albero – spiega Johnstone – quello che vogliamo fare è colpire l’albero in due punti: vogliamo tagliare le foglie con un farmaco e poi vogliamo esaurire l’apparato radicale e, soprattutto, il fittone a un altro livello».

«Crediamo che il modo migliore per uccidere l’albero, e quindi la cellula tumorale, sia questo duplice approccio: rimuovere le foglie, togliere le radici e poi diminuire completamente la sopravvivenza e il percorso di nutrimento per l’albero e, di conseguenza, uccidere la cellula tumorale», conclude Johnstone.

Mentre la ricerca è ancora nelle sue fasi iniziali, la disponibilità dei nuovi inibitori per uso clinico rende i risultati di laboratorio emozionanti, ha detto Johnstone. Questo nuovo trattamento, secondo le intenzioni dei ricercatori, potrebbe essere messo a disposizione dei pazienti umani entro un anno.

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