mercoledì 27 novembre 2013

Claudia Mori:«Mia figlia Rosalinda gay, dovevo dirle che per me non cambiava nulla»

Rosalinda Celentano e Claudia Mori
«Avrei voluto dirle prima che per noi non cambiava niente». Quando parla di sua figlia Rosalinda, è l’unica cosa che Claudia Mori rimpiange. Attrice al cinema e in tv, 45 anni, Rosalinda Celentano è la terzogenita del Clan. La scorsa settimana ha raccontato al settimanale Vanity Fair la sua storia con Simona Borioni, 40 anni, anche lei attrice, la donna che ama e vorrebbe sposare. È la prima volta che Rosalinda parla pubblicamente della sua relazione, dopo un lungo percorso che l’ha portata dai dubbi sul suo orientamento sessuale a un equilibrio finalmente conquistato. Sua madre Claudia, 69 anni, il matrimonio-sodalizio con Adriano Celentano, una vita nello show business e oggi produttrice, si è sempre rifiutata: ha sempre difeso con le unghie e con i denti la privacy della sua famiglia, un angolo di normalità sottratto ai riflettori. Se ora accetta di farlo è solo perché spera di poter «essere d’aiuto a genitori e figli che dovessero trovarsi nella stessa situazione».

Lei scoprì l’attrazione di sua figlia per le donne perché la sorprese adolescente a baciare un’altra ragazza. Anche per questo Rosalinda teme di aver deluso le sue aspettative. È stato così? 
«Per la verità io allora interpretai la cosa come un’ingenuità tra ragazze. Una “bravata”, quasi. Tra l’altro Rosalinda è sempre stata espansiva con tutti...».
Non fu neppure sorpresa? 
«Questo sì, ma niente di più. E non perché volessi scacciare l’idea che Rosalinda potesse essere attratta dalle donne. Non cambiò in alcun modo il rapporto con lei».
Ne parlò con qualcuno? 
«Ne ho parlato subito a Rosita (la figlia più grande, ndr ) che sul momento ha negato. Ma presto ha iniziato a farmi domande: “Mamma ma anche se fosse, cosa ci sarebbe di grave? Non è importante solo la sua felicità?”. Rosita è stata ed è una sorella meravigliosa, ha avuto un ruolo importante nel percorso di Rosalinda. Con Adriano ne ho parlato un po’ dopo. Con estranei mai: ho sempre pensato che fosse una forzatura che poteva diventare addirittura una discriminazione».
Avete mai temuto che vostra figlia potesse in qualche modo soffrire? 
«Come molti genitori abbiamo pensato e temuto che la vita sarebbe potuta essere più difficile per l’ignoranza e le discriminazioni, ormai parti imperanti di questa orrenda società becera. Ma le nostre reazioni e sentimenti partivano sempre dalla condanna di qualsiasi pregiudizio. Non voglio dire e far credere che sia stato tutto così automatico e logico, sarei bugiarda. Anche noi abbiamo avuto dei momenti cupi ma non ci siamo mai chiusi nel silenzio, nel “far finta di niente”... mai».
Suo marito come ha reagito? 
«È stato fantastico perché ha aggiunto amore e attenzioni a quelle per sua natura già molto presenti».
Oggi sappiamo che non è così, ma a lungo si è pensato che l’omosessualità fosse dovuta a uno sviluppo mancato della psiche. E spesso la prima reazione di un genitore di fronte a un figlio gay è: «Cosa ho sbagliato?». Le è successo? 
«Non ho mai provato alcun senso di colpa, semplicemente perché non esiste alcuna colpa e diversità da “riparare”. Mia figlia Rosalinda non sempre l’ho capita e non sempre ho condiviso certi suoi atteggiamenti o dichiarazioni. Ma mai per i suoi orientamenti sessuali. Io credo fermamente che questi ragazzi vadano aiutati non a cambiare, ma a sopportare questa società violenta e razzista».
Rosalinda, nel tempo, ha cambiato il modo di parlare della sua attrazione per le donne: dà l’impressione di essere passata da un rifiuto a una maggiore serenità. Pensa che sia quel rifiuto ad averle creato problemi, ora superati, con l’alcol? 
«Sì, credo che lei non si accettasse fino in fondo. Penso alle sue interviste, dove parlava di amare tutto: un albero, un tramonto, una statua, un bambino... Lei è anche questo, ma oggi sono portata a pensare che fosse un modo per mandare dei segnali. A un certo punto l’abbiamo convinta a farsi guidare in un percorso di conoscenza di sé. E credo che questo cammino “guidato” abbia avuto un ruolo importante. La questione dell’alcol potrebbe essere collegata a questo».
Le cose tra voi due sono cambiate? 
«Recentemente, d’accordo con Adriano, ho deciso di parlarle apertamente, dicendole che per noi non sarebbe cambiato nulla sapendo dei suoi orientamenti sessuali. Lei sarebbe rimasta la nostra figlia amorosa di sempre, che vorremmo vedere più felice e serena perché la nostra felicità è direttamente legata alla sua. Vorrei solo averlo fatto prima. E penso che comunque Rosalinda abbia fatto benissimo a rivelare la sua natura: non è una malattia o un errore che andrebbe “corretto”. Sono altre le tendenze da correggere!».
Cosa direbbe a un genitore che scopre l’omosessualità di suo figlio? 
«Non sono capace di dare consigli, direi solo di non farli mai sentire soli. E se ci troviamo impreparati, come genitori ma anche come figli, cerchiamo di scoprire insieme il modo di comprendere gli uni e gli altri. “Chi sono io per giudicare?”: papa Francesco lo ha detto e la strada è questa».
Lei come madre, grazie a Rosalinda cosa ha capito?
«Che i figli bisogna amarli come sono e guidarli nel cercare di non fare errori irreparabili, che certo non sono l’omosessualità o altre scelte di vita. Guidarli nel rimanere persone oneste e buone. I nostri figli lo sono: di questo sono certa e orgogliosa». 

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